In totale sono 16: 6 inglesi, 3 spagnole, 3 italiane, 2 tedesche, 1 francese e 1 scozzese. Sembra l’inizio di una barzelletta anni 90’, ma più che il passato questo è il futuro. Quello del calcio mondiale, che è sempre più alla ricerca di nuove soluzioni, nuove formule per rendere sempre più appetibile lo sport più bello e più seguito del mondo.
Proprio da questa seconda caratteristica, ovvero quella di avere più sostenitori nel globo, è nata l’idea rivoluzionaria. I manager delle varie società europee infatti, si sono domandati, come sia possibile che, se su 2 miliardi di tifosi sportivi nel mondo ben 1,6 miliardi sono supporters di calcio, la Champions League ottenga solo 1,5 miliardi di diritti tv, contro i quasi 7 della Nfl, che però è seguita solamente da 150 milioni di amanti del football americano. Alcuni semplici dati che hanno fatto sorgere dei dubbi, delle perplessità sull’attuale gestione dell’industria del pallone.
Le statistiche hanno alzato la polvere, ma i dirigenti che tirano le fila di una delle più grandi industrie del mondo, sembra abbiano già trovato la soluzione: una nuova competizione. Gli anni 90’ videro il passaggio dall’amata Coppa dei Campioni alla Champions League, il secondo ventennio del nuovo millennio vedrà il passaggio dalla Coppa dalle grandi orecchie alla Superlega Europea.
Una formula che si svilupperebbe dal 2020, con un numero stabilito di team partecipanti; con un blocco decretato dato dalla storia, dal blasone, come il Barcellona, il Real o lo United, il Bayer Monaco, il Milan, ma anche dal peso economico come il City e il Psg degli sceicchi arabi o il Chelsea di Abramovich; e infine, forse, un blocco variabile, degli invitati diversi anno per anno, con le prime dei vari campionati.
Tre criteri di valutazione anche se i rumors, le voci che si fanno sempre più insistenti, affermano che la base di selezione sarà la classifica dell’ultima Deloitte Football Money League pubblicata ovvero la graduatoria che ogni anno, sulla base di precisi indicatori numerici, come incassi da diritti tv e da botteghino, sponsor e merchandising, stabilisce i valori che mettono in fila le più potenti società calcistiche d’Europa.
Queste posizioni, quindi, e non quelle, su base tecnica, dettate dalle coppe europee, stabiliranno la creazione della prossima Superlega. Un torneo stile Nba, aperto ai club più munifici, con una Salary Cap per omogeneizzare le risorse e la stessa spartizione dei ricavi.
Per consolidare gli incassi annui ed evitare che una possibile stagione “sfortunata”, che tenga fuori dalle attuali competizioni europee, rovini il lavoro fatto nel corso degli anni e destabilizzi l’equilibrio economico raggiunto.
Un nuovo sistema quindi, che aiuterebbe la spettacolarizzazione del calcio, che manderebbe in onda più e più volte l’anno dei big match seguiti in tutto il mondo, che renderebbe consuetudine ciò che è considerato rarità, come Barcellona-Bayer Monaco, Messi contro Ibrahimovic, Guardiola contro Mourinho, Ancelotti contro Klopp, Cristiano Ronaldo contro Rooney o Lewandoski contro Benzema.
Ma che ne sarebbe di Totti contro Higuain o di emozioni come quelle che il Santiago Bernabeu ha regalato al mondo del pallone alzandosi in piedi e applaudendo il Capitano giallorosso per la sua infinita storia?
Rimarrebbero nella storia appunto. Nel passato di chi a questa giostra non è stato invitato. A chi, forse, verrebbero lasciate le briciole, un posto sui quattro disponibili, perché Milan, Juventus e Inter avrebbero già la certezza del pass.
La Superlega pensata in questa maniera quindi svilirebbe la meritocrazia, i campionati nazionali e le affascinanti corse per il secondo o terzo posto, con le cosiddette Big che avrebbero occhi solo per la nuova gallina dalle uova d’oro e con l’attuale Champions League che perderebbe di prestigio e di fascino, con il solo magnifico, suggestivo e meraviglioso inno a regalar emozioni.
Edoardo Albanese