Mohamed Salah, uno dei protagonisti della Roma di Spalletti 2.0, èstato il protagonista del video Draw my life, pubblicato su Youtube dalla Roma. Ecco le sue dichiarazioni:
“Sono nato a Basion, una regione a nord del Cairo, il 15 giugno del 1992. I compagni mi chiamano Momo, se volete potete farlo anche voi! Questa è una storia particolare perché non capita tutti i giorni di sentir parlare di un ragazzo partito dall’Egitto e arrivato sul grande palcoscenico del calcio europeo.
All’età di 7 anni ho iniziato a tirare i primi calci al pallone. Il cemento era il mio prato, la strada asfaltata e i confini di una vecchia scuola erano il mio recinto. In mezzo a nuvole di polvere si correva fino a perdere il fiato e la cognizione del tempo. A quell’età il fisico e la spensieratezza non conoscono limiti. Il calcio per me non era altro che un gioco, forse non era neanche una speranze. Al più una distrazione, un sogno senza meta. Ho pensato per la prima volta che potesse anche diventare un mestiere all’età di 14 anni. Giocavo in club chiamato Arab Contractors, terzino sinistro, maglia numero 3. Le prime soddisfazioni correvano parallele ai sacrifici della mia famiglia. È stato un momento davvero difficile per loro: uscivo di casa la mattina presto e si rientrava tardissimo. Per arrivare al campo da gioco ero costretto a cambiare addirittura 5 mezzi. L’Egitto era il mio regno e la mia culla. Lì tutto è iniziato, compresa l’ammirazione per campioni come Zidane, Ronaldo e Totti.
Essere approdato nel calcio che conta per un ragazzo egiziano significa che niente è impossibile. Dopo l’esperienza nell’Al-Mokawloon, è arrivata una grande opportunità in Europa, con il Basilea. La Svizzera è stato il mio trampolino di lancio; il passaggio al Chelsea il momento del grande salto. In Inghilterra ho faticato ad impormi, ma non rinnego quell’esperienza. Mi sono confrontato con un grande club e in un grande campionato come la Premier. Stessa cosa potrei dire della Fiorentina. È stato un momento di crescita importante per me; una città dove ho coltivato e ho lasciato molti amici. Nel frattempo ho avuto l’onore di entrare in pianta stabile nella nazionale egiziana. La bandiera del mio paese avrà sempre un posto speciale nel mio cuore.
Nell’estate del 2015 è arrivata la chiamata della Roma. Perché l’ho scelta? Niente di più semplice: voglio vincere con questa maglia; in un club così popolare anche nel mio paese; in questa grande città che è Roma, di cui è impossibile non innamorarsi e per cui è impossibile non soffrire. Devo dirvi cosa ho provato l’ultima volta che sono stato costretto a vedere la partita di fronte alla tv? Uno stress incredibile.
Voglio raccontarvi qualcosina anche dei miei gusti e dei miei hobby. Amo la cucina italiana, in particolare la pasta al pomodoro e il riso. Cerco di passare il tempo libero con la mia famiglia e, quando posso, pratico il mio sport preferito: la Playstation. Mi tocca ammetterlo: nel videogioco quel Salah è più forte di quello vero.
In molti mi chiedono perché alla Fiorentina ho scelto la maglia 74 mentre alla Roma ho preso la maglia numero 11. In realtà il numero 11 mi è sempre piaciuto, era libero e non ho esitato a prenderlo. Non c’è un motivo particolare. Il 74, invece, voleva essere un omaggio alle vittime dello stadio di Port Said, dove nel 2012 dei tragici scontri portarono alla morte di tanti tifosi. Ci tengo a specificare che nessuno mi ha mai chiesto di mettere quel numero sulla maglia; è una cosa che sentivo dentro e che ho fatto.
Ai giovani che si avvicinano al mondo del pallone voglio dire proprio questo: non smettete mai di ascoltare quello che vi suggerisce il vostro cuore; siate leali prima di tutto con voi stessi. Credete sempre nelle vostre possibilità e nei vostri obiettivi, solo in questo modo avrete chance di raggiungerli. Ma lungo questa corsa non passate mai sopra i vostri compagni ed i vostri avversari. Abbiate rispetto del prossimo, della sua origine, della sua religione e della sua nazionalità. Non rinunciate a migliorarvi. Qualcuno vi ha detto che tra le vostre qualità c’è la velocità? Ecco: il giorno dopo correte più veloci”.