Un terzo posto in condivisione con l’ imminente rivale, che li fa risultare quarti per via dello scontro diretto. Un’ulteriore statistica da spartire; il secondo miglior attacco della Serie A con 48 gol, appartiene anche agli acerrimi nemici juventini. 53 punti conquistati fino ad ora, frutto di 16 vittorie, 5 pareggi e 6 sconfitte. Ma 10 di quei 16 successi sono arrivati tra le mura amiche, così come solo 2 delle 6 disfatte sono giunte al Franchi; vero e proprio fortino. Di chi stiamo parlando? Ovviamente della Fiorentina, prossima avversaria di chi detiene il primato delle marcature nella massima competizione italiana con 55 reti, ovvero la Roma.
Analisi: la favola viola. L’inizio un pò burrascoso fa pensare più ad un giallo o ad una tragedia. L’esonero con tanta rabbia e delusione di Montella; Salah che da eroe divenne traditore, preferendo la Capitale, a chi lo aveva riportato nel calcio che conta, facendogli riscoprire le proprie qualità e un mercato fatto di promesse e di giocatori apparentemente mediocri, faceva della Fiorentina un mix pronto ad esplodere. La miccia fu accesa nel giorno dell’annuncio del nuovo allenatore, Paulo Sousa. Ai tifosi viola sembrava che la dirigenza stesse provando nuove esperienze erotiche tendenti al masochismo, perché al quadro appena descritto si aggiungeva il mister con un passato juventino.
Scritte e cori contro il nuovo tecnico non tardarono ad arrivare, tanto è vero l’inizio del ritiro non fu per nulla piacevole. Inoltre subito si notò come, lui, amante del gioco in verticale e del poco possesso palla, fosse in totale contrasto con l’amato e poi odiato predecessore che ora siede sulla panchina della Sampdoria. Ma la società era certa, così come il portoghese ex Basilea che da uomo tutto d’un pezzo tirò dritto, senza lasciarsi turbare.
Il “gobbo” juventino avrebbe fatto raddrizzare la schiena ai tristi gigliati.
Sin dai primi giorni di lavoro e dalle prime parole si intuì che a Firenze non era di passaggio. Mise subito a tacere tutti quelli che gli fecero notare la divergenza di vedute tecniche con chi allenava la Fiorentina negli anni passati:”Da quando ho deciso di fare l’allenatore, ho cercato di dimenticare le mie caratteristiche e di esaltare quelle dei giocatori!”
Così il tecnico che in Svizzera era esempio di pragmatismo, basti pensare alla gara di andata degli ottavi di finale di Champions League dello scorso anno, tra Basilea e Porto che terminò 1-1 con un solo tiro in porta dell’ex squadra di Sousa nell’arco dei 90 minuti, decise di usufruire dei retaggi passati aggiungendoci del suo. Fraseggio lento e ragionato abbinato al pressing alto e aggressivo, possesso palla prolungato unito a ripartenze rapide e veloci con tocchi di prima.
Perfino chi affermava che con Sousa si sarebbe rivisto il catenaccio anni 70, perché allievo di Lippi, perché troppo legato ai dogmi italiani del passato, basato sull’eccessiva copertura a danno dello show, rimase basito sin dai primi match del campionato. La serie di successi e il magnifico gioco espresso lasciarono senza parole; la nuova Fiorentina del portoghese Sousa era ed è, uno spettacolo per gli occhi. Gli ottimi risultati conseguiti la misero in competizione con l’allora prima della classe, l’Inter di Mancini. L’esatto opposto dei viola per idee e espressione di calcio. Ma lo scontro diretto a Milano del 23 settembre 2015, decretò che in Italia per una volta, il bello prevaleva sull’assolutismo difensivo. Quella partita, che vi riproponiamo nel filmato seguente, affermò che la favola viola era appena cominciata:
Da lì in poi la Fiorentina calò leggermente nei risultati, ma ciò che rimase sempre costante fu il gioco espresso.
Analisi tattica: Il gioco come in tutte le squadre, prevede una doppia fase, quella offensiva e quella difensiva. Solo che nei tatticismi di Sousa non si sa da dove cominci l’una e dove finisca l’altra. Gli attaccanti sono i primi difensori; Kalinic, prima punta di livello internazionale, fulcro del gioco, abilissimo sia con i piedi che con la testa; corre e rincorre i difensori centrali avversari per non lasciargli tempo e spazio per ragionare. In questo lavoro è coadiuvato dal o dai trequartisti a seconda dello schieramento, ovvero Borja Valero e/o Ilicic, che agiscono a ridosso del croato. Oltre a questi due, anche gli altri interpreti “offensivi” si avvicinano alla porzione di campo dove si trova il pallone, a volte anche 5 giocatori insieme, per cercare di recuperare la sfera nel minor tempo possibile e poter sfruttare la superiorità numerica una volta riconquistato il pallone. In questo pressing alto, si notano anche molte coperture preventive, infatti, spesso il terzino sale nella marcatura, mentre il trequartista si abbassa, formando così insieme ai due centrocampisti, di cui uno prende il posto del difensore laterale, un rombo. Anche se a volte, specie con avversari molto veloci, risulta di difficile attuazione. La linea di difesa che, quando viene attaccata diventa a 4, è, inoltre, dinamica e utilizza nella maggior parte dei casi la tattica del fuorigioco, fermandosi a ridosso della linea di centrocampo, lasciando molti metri alle proprie spalle.
Ma ciò che stupisce davvero è la fase offensiva, che comincia dal portiere che trova subito nei tre difensori un facile scarico. Nella fase di costruzione il laterale di sinistra, Marcos Alonso, parte già da una posizione molto avanzata, tanto è vero che si notano i tre centrali molto vicini, con lo schema che da 4-2-3-1, diventa un 3-2-4-1. Proprio Astori, Roncaglia e Rodriguez insieme ai centrocampisti offrono, grazie ai movimenti senza palla, sempre facili linee di passaggio orizzontali, a cui vengono alternati improvvisi lanci verticali. Il tutto utilissimo per far correre l’avversario e per far girare il gioco. Inoltre Borja Valero è sempre molto abile sia nel venire incontro, sia nel farsi vedere al di là della prima linea di pressione avversaria. Proprio questo suo avvicinarsi, costringe il difensore rivale a staccarsi, a lasciare la zona di competenza e seguirlo; così Kalinic può godere di una maggiore libertà di movimento e quasi sempre la punta croata attacca lo spazio lasciato dal giocatore spagnolo. A proposito di spazi, da notare è la frequenza con cui viene cercato il cambio di gioco laterale; cioè dopo una lunga fase di fraseggio in un lato del campo specie quello destro, dove agiscono tre uomini, difensore, centrocampista e ala, si lancia la palla verso sinistra, dove troviamo due soli interpreti, Alonso e l’attaccante esterno. Proprio la facilità di corsa dello spagnolo crea spesso la superiorità numerica data la consueta indisciplina tattica che hanno gli attaccanti nello scalare di posizione.
Negli esterni offensivi troviamo anche le maggiori armi dell’attacco della squadra toscana, perché da un lato Bernardeschi e dall’altro Ilicic incutono timore con il loro apporto qualitativo ma anche quantitativo. Anche se tutta la corsa effettuata dagli undici schierati in campo, conduce ad un esaurimento delle energie abbastanza repentino, che fa produrre molti più errori dovuti dalla stanchezza, tanto è vero che il 37% dei gol subiti sono arrivati negli ultimi 15 minuti; e che fa essere anche meno lucidi in tutte le fasi di gioco, pure nei dribbling come successo in occasione del 2-1 nella sconfitta contro il Napoli nel girone di andata che vi mostriamo nella prossima clip:
Nonostante sia passato un girone esatto da quella sconfitta, da Napoli a Napoli, l’attitudine e l’interpretazione delle partite è sempre la stessa, a prescindere dall’avversario che ogni domenica si propone. Nonostante a volte sia di miglior qualità, come nel posticipo di lunedì scorso contro i partenopei, la squadra viola ha comunque le proprie armi basate su un’identità di gioco comune che non varia con l’alternarsi degli interpreti. A volte vince a volte no, ma il saper soffrire e il superare gli ostacoli, in maniera unita e coordinata fa si che sia una delle più belle realtà del calcio europeo. Dopo alcuni mesi dall’inizio della storia, la favola viola non vuole ancora giungere al lieto fine.
Prossimo incontro: Roma-Fiorentina ore 20:45 4 marzo 2016 Stadio Olimpico di Roma
Probabile Formazione: Tatarusanu, Roncaglia, Rodriguez, Astori, Marcos Alonso, Vecino, Badelj, Bernardeschi, Borja Valero, Tello, Kalinic. Allenatore: Sousa. In panchina: Lezzerini, Tomovic, Pasqual, Tino Costa, Kone, Blaszczykowski, Fernandez, Ilicic, Babacar.
Edoardo Albanese