Giovanni Cuado: ” Stadio? Ritardo non dovuto a questioni tecniche”

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image (1)Questa mattina è intervenuto ai microfoni di centro Suono Sport, nella trasmissione Te la do io Tokio il prof. Giovanni Cuado, per parlare della questione stadio e dei problemi legati all’avanzamento di questo progetto:

“Dello Stadio della Roma me ne sono occupato molto in prima persona nella mia attività da Assessore. Posso dare testimonianza del lavoro fatto dall’Amministrazione precedente. Questo è in sostanza un investimento privato, di fondi che sarebbero dovuti venire da fuori: un pull di banche che avrebbero finanziato il progetto. Tale investimento, poi, è chiaro che non venga fatto in un clima di incertezza politica. L’amministrazione pubblica ha fatto il suo, comunque. Mancava della documentazione e l’abbiamo segnalato quando abbiamo trasmesso tutto in regione il 15 luglio. L’ultima scadenza doveva essere il 15 di novembre. Il ritardo, oggi, non credo sia dovuto a questioni tecniche. Il dubbio vero è che questo non è un investimento pubblico a perdere, i privati mettono risorse se pensano di poter rientrare in un tempo certo. Ora non credo che nessuno metterebbe a repentaglio risorse in un contesto in cui non siamo certi dei tempi di rientro. La condizione del tempo e della stabilità non sono variabili indipendenti, infatti noi tenevamo molto a rispettare i tempi, abbiamo tenuto il ritmo. Volevamo dare il segnale a tutti gli investitori stranieri: a Roma si può investire perché c’è un’Amministrazione che con rigore fa il suo. 

L’integrazione che è stata chiesta (il 5 agosto) al privato non è stata ancora consegnata. C’è un atto importante (convenzione urbanistica) che deve fare l’amministrazione comunale: indicando le fasi del progetto e tempi (è un atto tecnico amministrativo importantissimo)se come cittadini vogliamo che lo stadio si apra e vengano contemporaneamente realizzate le opere pubbliche. L’operatore che ha presentato il progetto è un operatore italiano che ha un accordo con la AS Roma, poi non è importante sapere di chi siano i fondi di investimento per la parte che attiene al privato. Certo è che in questo momento di instabilità, rimangono le perplessità. C’è un vincolo per l’AS Roma che dovrà giocare nella struttura.
Se tale vincolo venisse rotto, c’è una penale di 170 milioni di euro da pagare. 

I benefici per la Roma? La Roma prenderebbe il 15% degli introiti, visto che riconosce un canone di affitto più o meno pari a quanto corrisponde oggi al CONI. L’AS Roma ne avrà un beneficio indiretto ma avrà sempre a che fare con società che sono comunque nell’universo Roma. Gli importi? Sono 195 i milioni per le opere pubbliche a carico del costruttore. Lo stadio si poteva fare anche a Tor Vergata. Noi abbiamo valutato gli studi di fattibilità che ci hanno presentato ma non potevamo proporre soluzioni alternative. Ci sono 195 milioni di opere pubbliche a carico del costruttore, come dicevo. Non si possono aprire le attività, ogni caso, se almeno il 50% del pubblico (28.000 persone) non ne usufruisce arrivando con trasporto locale su ferro: metro e treno. La proposta finale prevede 60 milioni da investire per questo, a fronte dei 10 che erano stati indicati inizialmente. Abbiamo speso 270 milioni di euro per la nuvola di Fuksas e poi non sappiamo come arrivarci. Ora invece chiedevamo un investimento ai privati anche per cambiare il volto della città. Questo progetto dovrebbe tornare ad essere realizzabile – e quindi dobbiamo creare quella stabilità che manca – di modo che i privati tornino ad avere interesse ad investire. Non possiamo affidarci solo alle risorse pubbliche. C’è bisogno dell’investimento privato anche con finalità pubbliche. Gli abitanti di Torrino e Decima aspettano da anni un sistema di trasporti. Deve arrivare lo stadio per fare un sistema di trasporto decente per queste persone? Il mio auspicio è che si faccia, ma se fossi l’investitore che ci deve mettere i soldi me ne starei buono e tranquillo”

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