La tombola di Rudi Garcia

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TOMBOLA GARCIASe durante il periodo Natalizio leggi dei numeri sei indotto a pensare o ad esclamare: “Ambo” o “Terno” e così via. 41,39 e 32 sono le prime cifre di questa analisi, ma non pensiate alla tombola o al Lotto, perché sarebbe un errore. Quelli appena citati sono, infatti, i dati, i punteggi delle prime tre stagioni romaniste dell’allenatore Rudi Garcia alla pausa invernale. La sosta ci permette di vedere, capire e comparare come il tecnico francese giunga al suo terzo “panettone” consecutivo.

L’inizio dell’era Garcia: Come spesso accade nel mondo del cinema il primo di una trilogia è sempre il migliore, forse perché è la novità, ma è anche così per la Roma di Rudi Garcia. La stagione 2013/2014 non ha eguali, troppo bella per essere vera; con calciatori troppo forti per essere paragonati con quelli degli anni seguenti. Da Maicon a Benatia, da Castan a Balzaretti, da Pjanic a Gervinho, da De Rossi a Strootman, da Totti  a Totti. Arduo trovare un confronto adatto per quest’ultimo.

Quella squadra, soprattutto nei primi mesi, sembrava invincibile, un mix perfetto di tecnica e grinta, di coraggio e tattica. Come un orologio svizzero, preciso in ogni suo movimento. Da Agosto inoltrato al 22 Dicembre senza alcuna sconfitta, 17 partite, 12 vittorie e 5 pareggi. Ritorna quindi il primo numero citato, il 41, come i punti conquistati al giro di boa.

Ogni calciatore sapeva cosa e come fare, i 35 gol fatti e i soli 7 subiti sono li a testimoniarlo. Le prime 12 giornate da regina della Serie A, alcune in condivisione, ma dalle quinta alla tredicesima, prima incontrastata. Libera di guardare gli altri dall’alto. Le 10 iniziali vittorie consecutive fecero rialzare la testa ad una tifoseria che era caduta in uno dei punti più bassi della sua storia, quel famoso 26 Maggio poteva sembrare un peso troppo pesante da sopportare, ma l’allenatore francese, forse perché conterraneo di Houdinì, con una magia lo aveva alleggerito, sollevato, spazzato via. Tanto che in quella cavalcata avvincente, ridiede orgoglio e dignità ad una società. Fece andare di traverso la famosa birretta ai cugini ancora festanti, demolì l’Inter, il Napoli, la Fiorentina ma non la Juventus. Già, la Vecchia Signora non si scompose. Anzi ingranò la quinta e seminò la grande Roma di Rudi Garcia. Gli 85 punti di fine anno non bastarono per vederla vincere, ma per ricominciare a sognare si.

La seconda stagione di Rudi: Dopo il campionato precedente i tifosi giallorossi erano convinti di poter continuare a vivere la propria favola con la marsigliese come sottofondo musicale. Nonostante la cattiva gestione delle ultime partite dell’anno prima, a Roma si era convinti di avere una grande allenatore alla guida di un’ottima squadra. L’inizio sembrava la fotocopia di quello precedente, prime cinque giornate e cinque vittorie, 9 gol fatti e uno subito. Ma a far tornare la squadra con i piedi per terra fu proprio lo spietato avversario dell’anno precedente, la Juventus. Quel 5 ottobre 2014 rimase indigesto per mesi, le modalità con cui arrivò la sconfitta per 3 a 2 non andarono giù all’ambiente romanista. I torti arbitrali incrinarono i rapporti all’interno della squadra e dell’ambiente.

Due settimane più tardi il Bayern Monaco spazzò via ogni sogno di gloria, la realtà era chiara, la Roma non era pronta per sedersi al tavolo delle grandi.

Con affanno e fatica proseguì la sua corsa fino a Natale, ma tutto non era più lo stesso. Gli strabilianti numeri del primo anno non furono bissati, in 17 partite, anche se in realtà prima del capodanno erano 16, ma calcoliamo le stesse giornate per rendere più veritiero il confronto, Totti e compagni conquistarono 39 punti, due in meno rispetto al primo anno. 39 è il secondo numero. 12 vittorie, 3 pareggi e 2 sconfitte. La sconfitta entra a far parte della nostra analisi. Ma la discesa può essere riscontrata anche in altri dati, 7 gol in meno realizzati e 4 in più incassati, mai prima da capolista solitaria. Un girone d’andata concluso da seconda in classifica con 41 punti conquistati, solo tre in meno del 2013/2014.

L’inizio non fu eccezionale, ma nessuno avrebbe potuto prevedere un epilogo tanto rovinoso. Dai 41 punti conquistati nella prima parte ai 29 della seconda. I neanche 30 punti ottenuti, sarebbero valsi l’ottavo posto se non sommati ai 41 di fine Gennaio. 54 gol fatti in tutta la stagione, 18 in meno rispetto all’anno prima, 31 gol subiti contro i 25 precedenti, ma soprattutto 85 punti contro i 70 di fine Maggio scorso. Numeri e prestazioni che screditarono l’allenatore agli occhi di molti tifosi, ma non a quelli di dirigenza e Presidente, che concessero al tecnico di Neumors, una nuova possibilità per ricominciare.

La discesa libera dello sciatore Garcia: Dopo due inizi di campionato sempre vincenti e avvincenti, la Roma francese modifica il suo approccio alla Seria A. Ma soprattutto decide di continuare seguendo il finale di stagione, non proprio entusiasmante, dello scorso anno. Così dalle innumerevoli vittorie consecutive si passa al primo pareggio nella prima giornata a Verona. Pareggio, che nonostante gli ottimi acquisti estivi, fa perdere subito l’entusiasmo alla piazza romana.

Ambizione che, però, torna a farsi vedere e sentire otto giorni più tardi, contro l’invincibile Juventus. Il 30 agosto 2015, infatti, sembra dare una svolta al campionato e alle aspirazioni della truppa di Garcia. Una vittoria contro i bianconeri, contro i campioni d’Italia degli ultimi anni fa credere di essere grandi, ma poi si scoprirà che per almeno due mesi, la Vecchia Signora era impassibile ad ogni sferzata,troppo scarica per tornare a ringhiare come sempre aveva fatto, sminuendo quindi, l’impresa estiva.

Nonostante l’alternanza di risultati la Roma, come ogni scalatore che si rispetti, riesce comunque a raggiungere la vetta. Tra la nona e la decima giornata di campionato, rimane in cima solitaria. Libera di ammirare da sola il paesaggio italiano dalla massima posizione. Veduta, che le era mancata completamente l’anno precedente.

Ma tra gli infortuni di alcuni giocatori fondamentali, il rapporto con l’ambiente sempre più difficile e un gioco arrugginito, lento, impacciato; lo scalatore si trasforma in sciatore. Cominciando così la discesa, rapida e incontrastata. Dal primo al quinto posto in classifica, l’uscita prematura dagli ottavi di Tim Cup, o Coppa Italia per i più nostalgici, e 2 vittorie nelle ultime 9 partite giocate nel 2015. Con le uniche soddisfazione nella vittoria del derby e nel superamento del girone di Uefa Champions League. Anche se ad onor di cronaca, solo il primo è stato festeggiato da tutto l’ambiente romanista, poiché il secondo è stato criticato da molti e anche fischiato da chi era presente allo stadio, per il modo in cui fosse arrivato e per il momento che la squadra stava attraversando.

L’alternanza di risultati prima e il tracollo finale poi, hanno fatto si che la Roma collezionasse in 17 partite, 9 vittorie, 5 pareggi e 3 sconfitte, 32 punti quindi, il terzo numero dopo 41 e 39. 9 in meno del primo anno e 7 del secondo. Dal fisso secondo posto al quinto attuale.

Ma il numero che credo renda maggiormente l’idea di questo calo, è quello delle reti incassate; 7 due stagioni fa, 11 lo scorso natale e 18 quest’anno. Inoltre una statistica che lascia un attimino perplessi è quella relativa al miglior marcatore; due attaccanti nei primi anni, Destro e l’intramontabile Totti, e un centrocampista, Pjanic, adesso. Stranezza che si insospettisce se confrontata con le prime quattro in classifica, tutte loro hanno un comun denominatore, la prima punta è il goleador della squadra.

Tutti i dati esaminati conducono ad un’unica possibile interpretazione, la Roma di Rudi Garcia è via via peggiorata e dallo scorso gennaio non si è mai fermata. Quinta come punti in tutto l’anno solare, 4 in più della Lazio e 7 in più del Torino. Crollo, che insieme alla barriera introdotta nella Curva Sud, ha indotto sempre meno tifosi ad andare allo stadio, da una media di 40000 spettatori ai 35000 attuali.

Questi i dati della gestione francese in due anni e mezzo; le statistiche, la matematica non sono opinabili, ma ognuno è libero di interpretarli a proprio piacimento. Proprio come la tombola natalizia, c’è a chi piace e chi no.

Edoardo Albanese

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