I fischi dell’Olimpico, nonostante la qualificazione agli ottavi di Champions League, hanno fatto passare in secondo piano qualsiasi cosa, anche la qualificazione stessa. Da due giorni ormai non si parla d’altro. Tra i tanti commenti, tutti uniformi nel condannare quanto visto, arriva però questa intervista di Arrigo Sacchi che da invece un’altra interpretazione a quel gesto di dissenso del pubblico giallorosso. Ecco la sua intervista alla gazzetta dello sport:
“La Roma si è classificata per gli ottavi di Champions tra i fischi dei propri sostenitori, delusi da uno spettacolo inquietante – sentenzia l’ex Ct azzurro – Un atteggiamento raro in un Paese in cui si è sempre data la priorità al risultato a prescindere. Tuttavia un segnale importante per lo sviluppo e la crescita del nostro sistema calcistico: senza bellezza e merito non ci sarà futuro“.
“Ancora una volta il pubblico ha dimostrato una maturità e una cultura sportiva che purtroppo diversi addetti ai lavori non posseggono. I fischi dei tifosi bocciano anche un gruppo di giocatori che non sempre si trasforma in una squadra nello spirito e nel gioco. Ho ascoltato dopo l’incontro alcune interviste dei calciatori romanisti e alcune disamine dei media che mi hanno preoccupato per la superficialità e il populismo: senza autocritiche e critiche non si migliora”
“La partita era sicuramente complicata per tanti motivi: poca serenità ambientale, momento di scarsa forma di alcuni giocatori, diversi infortuni e un gruppo formato da buoni elementi, ma che sono soprattutto solisti. Per questi motivi sarà un lavoro duro per Garcia formare una vera ‘squadra organica’ e compatta. La partita col Bate è stata una sofferenza terminata bene solo nel risultato e per l’impegno individuale“.
“Purtroppo se i ragazzi non smetteranno di giocare individualmente difficilmente il futuro potrà esser ricco di soddisfazioni internazionali. In Europa si vince principalmente col collettivo e col dominio del pallone, in Italia con la difesa e le individualità. Non si cerchi il capro espiatorio nel solo Garcia, anche se lui dovrà mettere al centro del progetto il gioco, ma in futuro ogni giocatore dovrà mettere da parte superficialità e protagonismi e muoversi collettivamente. Tuttavia con la volontà, con la modestia e con l’impegno di tutti, i fischi presto si potrebbero tramutare in applausi. Buon lavoro“.
ragionamento semplice ma “notevole”…..inviatelo a Garcia e company….