Omari Tetradze, ex calciatore russo che ha vestito la maglia giallorossa durante la prima esperienza di Zeman seduto sulla panchina dell’AS Roma, ha rilasciato alcune dichiarazioni a ItaSportPress in merito ai suoi ricordi sulla sua esperienza nella Capitale. Tetradze attualmente allena lo Yenisey, club siberiano di seconda divisione russa.
Ecco le sue dichiarazioni: “Per me è stato un grande onore giocare in un club così importante come la Roma, ma, purtroppo, sono stato frenato da diversi problemi fisici che non mi hanno permesso di esprimermi al meglio nel campionato italiano. Ho molti rimpianti per non aver potuto ricambiare la fiducia della società che ha avuto sempre pazienza con me visto che non conoscevo la lingua, ma sono molto dispiaciuto per non aver potuto regalare una gioia ai tifosi che mi hanno accolto benissimo. Il mio obiettivo era di giocare un grande campionato e restare a lungo a Roma, città eterne e ricca di storia“.
Cosa ha trovato di diverso alla Roma rispetto agli altri club? “Molta differenza a livello professionale prima di tutto. Se in Russia si arriva nella sede di allenamento 5 minuti prima della seduta, a Roma era diverso perché dovevamo arrivare a Trigoria un’ora, due ore prima dell’inizio dell’allenamento. All’interno del team si respirava una sana atmosfera, non c’erano clan o fazioni. Tra noi calciatori c’era molto affiatamento e due volte al mese, si andava a cena con le rispettive famiglie. In questo senso è stata la più grande differenza che ho riscontrato rispetto alla Russia o in altri parti del mondo dove ho giocato“.
Durante la sua avventura alla Roma ha avuto diversi allenatori ma chi l’ha maggiormente impressionata? “A gennaio ho trovato Carlos Bianchi ma poi dopo qualche tempo è arrivato Zdenek Zeman. Mi sono trovato bene con tutti anche se con Bianchi ho lavorato solo per 2 mesi. Con il boemo inizialmente è stata dura perché ha un programma di lavoro atletico massacrante che vale per 10 stagioni calcistiche. Però posso dire che la prima impressione è stata diversa da quella avuta successivamente perché con Zeman si fa un lavoro ottimo e forse è sbagliato definirlo solo come un allenatore che mette a dura prova i muscoli dei calciatori“.
Zeman lo ha impiegato da mediano. Le piaceva questo ruolo o preferiva restare in difesa? “Il boemo inizialmente mi utilizzò da esterno difensivo come avevo sempre giocato ma poi ebbe questa idea di spostarmi qualche metro in avanti come vertice basso del centrocampo. Io mi sentivo più a mio agio in difesa visto che in Russia ha ricoperto sempre questo ruolo e anche nel campionato europeo nel 96 ho giocato quasi tutte le partite da terzino“.
Visto che come tecnico sta dimostrando di saperci fare, sogna in futuro di tornare a Roma e sedersi in panchina allo stadio Olimpico? “Credo che questo sia il sogno di ogni allenatore perché tutti vorrebbero lavorare in questo straordinario club. La Roma è un grande club anche se non vince tanto in campo europeo ma per me ha lo stesso appeal del Real Madrid, del Barcellona o del Manchester United e così via. Naturalmente, vorrei in futuro allenare la Roma ma è necessario fare tanta esperienza per arrivarci. Non è così semplice e prima devo dimostrare attraverso il lavoro, di poter essere in grado di allenare la Roma“.