“Nothing is impossible”: se i primi a non crederci sono proprio i testimonial

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di Massimo D’Adamo

Una “imbarcata” di gol può capitare, ed è capitata, anche ai migliori.
Due ko per 7-1 e 6-1, in appena un anno, non li subiscono, però, neanche i peggiori. Non si possono, dunque, spiegare tecnicamente. Ma soltanto psicologicamente, e cioè sotto il profilo dell’atteggiamento mentale. Al cospetto delle Grandi d’Europa (Bayern prima, Barcellona poi), la Roma ha paura. Quindi, frana. E addio sogni di gloria!
Come scrive Paulo Coelho, “soltanto una cosa rende impossibile un sogno: la paura di fallire”. Questa paura sembra attanagliare la Roma ed il suo tecnico. Una traccia di questo “complesso di Champions” è forse in un pensiero espresso da Rudi Garcia subito dopo l’umiliazione del Camp Nou: “vincere a Barcellona è impossibile”. Pensiero che qui magari corrisponde alla realtà nel 99% dei casi, ma che, se trasmesso ai giocatori, rischia di far venir meno anche quell’1% di possibilità di farcela. A che serve lottare, se una contesa è già  persa in partenza?
Lo sport ci insegna altro.

“Nothing is impossible”, “Just do it” non sono solo slogan commerciali. O per lo meno, non dovrebbero esserlo. Eppure, a Barcellona, i primi a non crederci sono stati proprio i loro testimonial.

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