In bocca al lupo capobranco e gentiluomo

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Quando ci si separa da qualcuno nella maggior parte dei casi i primi pensieri sono quelli brutti, quelli che hanno portato alla divisione. Poi col passare del tempo si inizia a pensare anche alle cose belle, alle pagine allegre scritte insieme, alle emozioni, alle lacrime di gioia.

“Il sergente Garcia? Quello di zorro?” – Questa l’accoglienza a Lei dedicata da un rappresentante del Parlamento italiano per di più “tifoso” giallorosso. Poi Brunico, le macerie, le contestazioni, il Suo faccia a faccia con i tifosi, il Suo additarli come laziali in difesa di chi quella presa di posizione, forse, nemmeno la meritava. Scetticismo e poi ancora scettiscismo e per finire un po’ di scetticismo che qui da noi non manca mai, Lei forse allora non lo sapeva ma ne abbiamo passate tante e forse la cosa peggiore era accaduta proprio un mese prima del Suo avvento.

Finalmente il campionato, nel mezzo di una calda estate italiana, a Livorno. Lei è lì tranquillo in panchina che parla al Suo telefonino come se niente fosse e i miei occhi iniziano a brillare di una luce riflessa perché è arrivata una persona che i nostri problemi li risolve con un colpo di cellulare. E chi se ne frega della multa, anzi, ce ne facciano 38 se questi saranno i risultati.

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Settembre arriverà il giorno in cui mi chiederai mi vuoi sposare, magari in chiesa, ma prima bisogna costruirla, anzi rimetterla al suo posto. Ipse dixit. Questa frase resterà scolpita nelle memorie dei reduci del 26 maggio, anche in quelli che mentre Lei si preparava allo “spostamento” stavano disertando bevendo birra. Paura negli occhi degli altri, timore che fosse troppo bello per essere vero nei nostri. La Sua corsa verso la Sud, già, la cara vecchia Sud.

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Il record della viglia di Ognissanti, da queste parti lo chiamiamo così, l’abbraccio con Borriello & Co.

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Lei ci ha guidato fino all’ingresso in Europa, Lei ci ha regalato quella prima di Champions da sogno, ironia della sorte con Doumbia come avversario.

Quando davanti al “nemico” ha impugnato il Suo violino, noi eravamo l’orchestra, Lei era uno di noi. Cosa sia successo dopo quel giorno è un interrogativo al quale nessuno, forse nemmeno Lei, può dare una risposta certa ed esauriente, ma in questo momento conta poco, forse niente.

Quello che più conta è che Lei abbia un buon ricordo di noi perché passata questa fase, da queste parti è sempre così, anche in questa città ormai piena di contraddizioni ci sarà chi dirà: “Però…”

“Non sono caduto con l’ultima pioggia” – ci disse – certo che però quella di Bologna…

Grazie di tutto e in bocca al lupo monsieur Garcia

Domenico Rimedio

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